Amore e possesso

L’ossessione del possesso impregna così tanto di sé, oggi, l’universo delle relazioni che in molti è oramai impossibile distinguere ciò che è amore da ciò che si pretende, appunto, di possedere.

La nostra società dei consumi ha oramai radicato in molti di noi la convinzione, malata, per cui “possiedo, dunque sono”.

Quello che è nato come rapporto morboso con i beni materiali (l’ossessione di comprare, di possedere) ha finito per plasmare di sé la nostra idea di relazione.

L’altro, dunque, in questa distorsione malata del concetto di relazione, non viene visto come PERSONA, come PERSONA ALTRA rispetto a sé, come PERSONA CON CUI CONFRONTARSI.

L’altro, in questa deriva antropologica, diviene un OGGETTO da possedere a tutti costi.

L’altro, in questo universo sub-relazionale, diviene un tassello di un’identità, di una personalità che NON È, ma che PRETENDE DI ESSERE TRAMITE IL POSSEDERE.

L’altro, dunque, non è, sotto questa prospettiva, una PERSONA DOTATA DI SENTIMENTI ED EMOZIONI PROPRI, ma UNA COSA che ha diritto di esistere solo in funzione di soddisfare le frustrazioni di chi, senza l’idea dell’altro, non riesce a concepire se stesso.

La violenza che ne deriva è multiforme.

La violenza che ne deriva è spesso fisica, ma altrettanto spesso psicologica.

La violenza che ne deriva non è prerogativa maschile: molto spesso quella femminile si nasconde dietro altre maschere.

La violenza non è solo quella che i media ci rappresentano per stimolare la nostra attenzione morbosa al macabro: quanta violenza si scoprirebbe, se solo si volesse vederla, dietro i ricatti psicologici, dietro la pretesa al controllo da parte di chi, nella coppia, nella famiglia, fa della propria maschera di debolezza uno strumento di sopraffazione sull’altro.

Quanta violenza si cela dietro la PRETESA ALL’AMORE dell’altro.

Eppure L’AMORE è tale solo se è LIBERO.

L’AMORE non è sempre eterno, ma mutevole, fragile.

Quanta strada abbiamo ancora da percorrere per capire che L’ALTRO non ci deve nulla.

Quanto dobbiamo ancora crescere per capire che la prima forma di amore, indispensabile per poter amare gli altri, è L’AMORE PER NOI STESSI, l’AMORE PER LA NOSTRA LIBERTÀ DI ESSERE.

Quante vite dovranno essere ancora distrutte in questo percorso che si prospetta ancora lungo, difficile, parrebbe senza sbocco?

Perché a sentire e vedere come le Istituzioni, i Media e i cosiddetti esperti da salotto televisivo affrontano tematiche così delicate, è inevitabile farsi prendere dallo sconforto.

Eppure non voglio rassegnarmi a che tutto sia perduto.

C’è anche tanto di bello in questa nostra orribile società: tante energie, tante volontà, tante sensibilità.

L’amore è anche speranza: e la speranza nell’ESSERE UMANO è ciò che ci può mantenere in vita e salvare.

Per Giulia.

© Avvocato Silvia Cignoli

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *